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Il rapporto tra coro e assemblea: Il Ruolo dell'Assemblea.

2023-12-12 07:00

don Antonio Parisi

Risorse, Rubrica ''Torniamo a pensare'',

Il rapporto tra coro e assemblea: Il Ruolo dell'Assemblea.

Diceva papa Paolo VI: «Se un popolo canta, non perderà mai la fede».

 


L'assemblea cantante

 


La novità più radicale e importante della riforma liturgica del concilio Vaticano II è stata la riscoperta dell'assemblea-chiesa come elemento base della stessa liturgia. 


Diceva papa Paolo VI: «Se un popolo canta, non perderà mai la fede».
Recuperata la centralità dell'assemblea celebrante, va recuperata anche la centralità dell'assemblea che canta. Qualcuno ha affermato che il popolo cristiano è un popolo cantante. 

 

Vorrei subito chiarire il termine assemblea celebrante: non significa che tutti celebriamo o concelebriamo sacramentalmente. È il ministro ordinato che compie e attualizza il sacrificio della Croce e il popolo presente si associa partecipando in virtù del proprio battesimo; in questo senso è possibile usare tale espressione. La prima conseguenza: le parole, i ritmi, le melodie, le armonie, gli strumenti che usiamo per celebrare, devono essere quelli dell'assemblea e non solo quelli del coro o del clero. Bisogna tener conto dell'arte che ogni fedele può abitare e praticare con facilità, in modo che possa partecipare più profondamente al mistero celebrato. Naturalmente un'arte popolare, ma non banale e sciatta, una melodia semplice ma non insignificante e mediocre; e tutto ciò lo si ottiene investendo nella formazione dei fedeli. 


Le assemblee che cantano vanno in controtendenza rispetto alla cultura contemporanea; infatti oggi non si canta più da soli né in gruppo, ma si ascolta musica di qualsiasi genere con accompagnamento di vari strumenti. In chiesa invece si canta quasi sempre all'unisono e molte volte anche senza alcun accompagnamento. Fuori della chiesa ascoltiamo un canto individuale, in chiesa al contrario cantiamo un canto collettivo. 


Il canto dell'assemblea non è innanzitutto un canto artistico o musicalmente elaborato, ma è un canto liturgico, praticabile e accessibile da parte di tutti. E non essendoci spettatori in chiesa, ma attori, allora il giudizio e l'estetica di un canto è sottoposto ad una regia liturgica più ampia della stessa musica. 

In sostanza, in chiesa la musica non è al primo posto, né è un'arte fine a sé stessa o indirizzata ad un ascolto estetico, ma diventa per l'assemblea radunata, un pregare cantando. Per questo un musicista non può stare al balcone e giudicare il canto dell'assemblea ed affermare magari dicendo che "questa non è musica, questo non è cantare". 

 

A noi non interessa il suo giudizio musicale, a noi interessa che quel canto diventi segno e simbolo del mistero. Detto questo, non si certifica ogni canto ed ogni esecuzione, ma si richiede anche da parte dell'assemblea una preparazione ed un cammino per esprimere la propria fede anche attraverso il canto liturgico.

 

Quale canto adatto all'assemblea?


 Cosa deve cantare l'assemblea? Innanzitutto le acclamazioni, le risposte, che rappresentano la spina dorsale dell'azione rituale collettiva; rappresentano la colonna sonora del celebrare. Naturalmente per cantare tali risposte occorre che il presidente a sua volta, proponga in canto le varie formule che richiedono poi la risposta in canto dell'assemblea.

Poi ci sono le litanie - il Kyrie eleison, l'Agnello di Dio e la risposta alla preghiera dei fedeli - che producono quasi un effetto incantatorio. 

Vi sono poi i canti processionali che accompagnano un rito, in cui la liricità musicale può esplodere ed espandersi coinvolgendo cuore ed emozioni dell'assemblea; sono i canti di ingresso, offertorio, comunione. Vi sono ancora gli Inni, il Gloria e l'eventuale inno di ringraziamento dopo la comunione. 

Infine vi sono i canti canzone (strofa e ritornello) che purtroppo diventano buoni per ogni occasione, con una difficile collocazione all'interno del rito. 


Formare l'assemblea al canto liturgico


   Allora chiediamoci: cosa abbiamo fatto noi pastori, in quasi 65 anni di Riforma, per favorire il canto dell'assemblea? Quali sussidi, quali tecniche, quali attenzioni abbiamo elaborato per facilitare il canto dell'assemblea? Come si prepara l'assemblea: con prove di canto, con una guida del canto dell'assemblea, offrendo sussidi adatti (il libro dei canti). 

Si richiede anche, molta pazienza e molto tempo per vedere i primi frutti; inoltre il cantare in chiesa va di pari passo con la formazione cristiana e con il cammino di fede che i cristiani compiono. 

Il documento Musicam Sacram così scrive: "La formazione di tutti i fedeli al canto sia promossa con zelo e pazienza, insieme alla formazione liturgica, secondo l'età, la condizione, il genere di vita e il grado di cultura dei fedeli stessi, iniziando dai primi anni di istruzione nelle scuole elementari". 
La formazione al canto, sta dunque alla base di una pastorale del canto e della musica; non significa far diventare i cristiani dei provetti musicisti, ma metterli in condizione di svolgere dignitosamente il proprio compito e partecipare con convinzione alla esecuzione del segno sonoro.    


 Mi piace riportare due interventi di Paolo VI: "Nel canto si forma la comunità, favorendo con la fusione delle voci, quella dei cuori, eliminando le differenze di età, di origine, di condizione sociale, riunendo tutti in un solo anelito nella lode a Dio ". Il papa evidenzia le funzioni sociali del cantare insieme, funzioni di vicinanza, di amicizia, di prossimità. Per il papa il canto del popolo era la strada maestra per una partecipazione attiva alla liturgia. 
Ancora trascrivo un altro intervento splendido di Paolo VI: "il canto del popolo deve, perciò ritrovare tutta la sua forza e stare al primo posto.

 

Purtroppo non sempre è dato vedere lo spettacolo meraviglioso di tutta un'assemblea pienamente attiva nel canto. Troppe bocche rimangono mute, senza sciogliersi nel canto. Troppe celebrazioni liturgiche rimangono prive di quella mistica vibrazione, che la musica autenticamente religiosa comunica alle anime aperte e sensibili dei fedeli, (…) aiutare a sostenere la partecipazione dei fedeli alla liturgia con canti facili, con la ricerca di forme nuove e non indegne del passato, con la valorizzazione del patrimonio musicale antico, procurando che tutto sia intonato ai vari momenti delle celebrazioni e ai periodi dell'anno liturgico, e sia capace di esprimere il sacro e di toccare la sensibilità religiosa degli uomini del nostro tempo".   


Che bel programma di pastorale del canto e della musica; c'è tutto, il papa non ha dimenticato niente: canti facili, forme nuove, valorizzazione del patrimonio musicale antico, attenzione all'anno liturgico e ai vari momenti rituali in cui il canto si inserisce. Non dimentica nemmeno l'aspetto estetico ed emotivo che produce il cantare insieme per gli uomini d'oggi. Faccio osservare che Paolo VI con queste parole si rivolgeva ai cori e alle cappelle musicali che concludevano a Roma la loro rassegna musicale di Loreto; quindi impegnava i cantori a far cantare l'assemblea, metteva il canto dell'assemblea al primo posto, loro dovevano sostenere il canto dell'assemblea.
 

 

Don Antonio Parisi (Marzo 2021)


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